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Omuncoli in nero
Di SuperCirio addì 02/02/2009 @ 20:01:37, in La terra dei cachi, linkato 902 volte)

Ai più attenti tra voi sarà senz'altro già capitato (a me un paio di volte) di incrociare in giro per strada questi lenzuoloni pubblicitari raffiguranti 5 individui nerovestiti che, su uno sfondo azzurrognolo di stampo geografico, osservano i passanti con inquietante fissità.
In prima battuta ho pensato alla locandina dell'ultimo film di Tarantino, o di Men In Black III. Anche l'ipotesi 'pubblicità di pompe funebri' all'inizio mi era sembrata valida, finchè ieri non ho avuto occasione, fermo ad un semaforo, di osservare con maggior attenzione l'orrendo poster.
Scopro così che i 5 tristi figuri altro non sono che il gruppo costituente della Fondazione Italiani nel Mondo, un'organizzazione legata politicamente ai partiti di centrodestra e al premier Berlusconi, e il cui scopo dichiarato -anche nel lenzuolone- sarebbe genericamente quello di rilanciare il made in Italy nel mondo.
Lodevole iniziativa, non fosse che il made in Italy di tutto ha bisogno tranne che di essere sponsorizzato da cinque personaggi che sembrano usciti da un serial a metà tra 'I Sopranos' e 'Six Feet Under'. E quella scelta di ritrarli in movimento, che valore aggiunto poteva dare? È vero: un soggetto ritratto in movimento comunica dinamismo; ma se il soggetto in questione è il pingue sen. De Gregorio la cui dinamicità, a giudicare dalla forma fisica, si esprime unicamente a tavola (o in certe arraffonerie di cui la giustizia ancora gli chiede conto, stando al suo curriculum giudiziario) quale messaggio distorto andiamo a dare del nostro povero Paese al resto del mondo?
Ma un'ancor più assillante questione mi pressa: la fondazione, i manifesti... quanto costa tutto questo? E soprattutto: CHI PAGA?

update del 05/02: per chi volesse approfondire le proprie conoscenze riguardo il sen. De Gregorio, l'uomo che si arroga il diritto (chissà poi a quale titolo) di rappresentare gli italiani nel mondo, consiglio la lettura di questa perla a firma di Enzo D'Errico pubblicata su Corriere.it un paio di anni or sono.