Di SuperCirio addì 28/01/2008 @ 22:47:53, in music, linkato 896 volte)
Devo ricredermi: Safari, l'ultimo album di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, non fa poi così cagare come mi era sembrato in occasione del primo ascolto. Tutt'altro. E' un album strano, più maturo rispetto alle produzioni anche recenti. Una dozzina di brani che pretendono attenzione e non si lasciano ascoltare con troppa superficialità. Al primo impatto qualche scelta lirica può lasciare perplessi, ma anche questo va interpretato come un segno di maturità. I tempi delle rimette biascicate sono finiti da un pezzo, le soglie degli anta sono state varcate e il Jova non ci sta a morire come lo scemo di "gimme five". Cosa strana, la critica musicale promuove l'album in maniera abbastanza unanime. Forse non sarà il miglior disco del 2008, ma al momento non vedo molti pretendenti all'orizzonte.
Di SuperCirio addì 11/12/2007 @ 21:44:39, in music, linkato 933 volte)
I Led Zeppelin tornano a suonare in concerto 27 anni dopo lo scioglimento, e se fosse stato possibile accontentare i fan di tutto il mondo che chiedevano di partecipare all'evento, si sarebbero dovuti stampare circa 20 milioni di biglietti. Alla fine c'erano soltanto 18.000 privilegiati all'O2 Arena di londra a vedere suonare di nuovo insieme Page Plant e soci, ma l'onda mediatica mossa dall'evento la dice lunga sul deserto musicale che stiamo attraversando. C'è voglia di buona musica, e poiché nessuno ne produce più, ci si rivolge ai bravi artigiani di una volta, quelli che uscivano dalla sala di incisione per entrare nella storia del Rock. Io non amo le reunion nostalgiche, mi mettono malinconia e a volte un po' di imbarazzo, ma per i Led ammetto che avrei fatto anch'io carte false. Oltretutto la frontline era quella originale (se si esclude l'assenza per ovvie ragioni del defunto John Bonham, degnamente sostituito dal figlio Jason) mentre spesso nelle reunion delle band storiche la formazione risulta rimaneggiata. Visto il successo dell'evento qualcuno comincia già parlare di repliche, ma sarebbe un errore. I Led sono scesi dall'Olimpo del Rock per sfidare il tempo, ed hanno vinto. Altre conferme non sono necessarie.
Di SuperCirio addì 07/12/2007 @ 22:39:29, in music, linkato 1024 volte)
Mai amore fu più platonico di quello che nutro per la batteria (quella che si suona, non le Duracell). Sono un virtuoso amante delle percussioni, ma non le suono. O almeno non più. C'è stato infatti un periodo della mia prima adolescenza in cui mi sono accostato al formidabile strumento, seppur con risultati discutibili. Erano anni fiammeggianti d'entusiasmo giovanile e sembrava normale per noi incredibili creature dell'hinterland milanese, compagni di crescita e scorribande, mettere in piedi un gruppo rock con cui spaccare il culo allo star system. Nacque così The No Smoking Band, una delle formazioni più sottovalutate di tutta la storia del rock.
Suonavamo con chitarre economiche, antichi amplificatori dall'aria esausta, e un Crumar valvolare da 400 Kg. Io sedevo eroico dietro una batteria di risulta recuperata con destrezza. Era un vecchio set ad impostazione jazz di cui neanche ricordo la marca (ammesso ne avesse una) con corpi in legno, pelli sintetiche e piatti di ottone ossidato pesanti come corazze anticarro. Su una pelle di ricambio c'era l'autografo di Tullio de Piscopo, con dedica al vecchio proprietario; non l'ho mai montata per evitare di rovinare la prestigiosa sigla. Finì perduta, assieme a tutto il resto del set, nell'oblio degli anni che vennero.
Il nostro repertorio si basava su cover di classic rock: Rolling Stones, Bruce Springsteen, Pink Floyd, qualcosa di Bob Dylan... un prestigioso campionario di brani da Monster of Rock che straziavamo senza pietà poichè -a questo punto occorre dirlo- suonavamo come cani focomelici. Questo però non ci fu mai di sconforto, al contrario eravamo convinti che servisse a caratterizzare il nostro stile rendendolo inconfondibile. L'abilità con gli strumenti era comuqnue un dettaglio poichè prima o poi avremmo sfondato lo stesso, ne eravamo certi. Bastava avere un po' di costanza e un minimo di fortuna, e il successo ci avrebbe travolto garantendoci guadagni da re ed eserciti di fighette fino alla fine dei nostri giorni da rockstar.
Ci furono un paio di occasioni in cui la strada verso il successo si proiettò con luminosa certezza sul nostro futuro. La prima fu un invito ad un raduno di giovani gruppi musicali da parte di un'associazione benefica (lo status giuridico di ONLUS ancora non esisteva) che raccoglieva fondi per iniziative umanitarie. Ricordo ancora le positive vibrations che ci diede l'incontro con quello che fu, a tutti gli effetti, l'unico impresario della nostra breve parabola artistica. Ovviamente suonammo malissimo, ma ci fu gioco facile nell'addossare la colpa alla presunta imperizia dell'addetto al mixer. E comunque la qualità della nostra musica era cosa secondaria rispetto al fatto che ormai, dopo quel debutto, eravamo ufficialmente lanciati a folle velocità verso il successo. Avevamo avuto un ingaggio (seppur gratuito), avevamo suonato 'live' e un pubblico ci aveva applaudito (per inerzia, ma son dettagli). Quante, tra le migliaia di giovani band emergenti, potevano vantare un simile background? L'avvenire si prospettava costellato di successi.
La successiva spinta verso l'olimpo della celebrità ce la offrì la società polisportiva del nostro borgo natio. Durante la festa sociale che si teneva annualmente all'oratorio parrocchiale, uno dei volontari organizzatori ci ingaggiò per intrattenere gli avventori del tendone ristorante. Il fatto che avremmo suonato alle due del pomeriggio per una platea di pochi avvinazzati non riuscì a smorzare il nostro entusiasmo, e dedicammo un'intera mattinata alle prove ed alla stesura della scaletta. Come prevedibile, anche in questa occasione suonammo in modo agghiacciante, con l'aggravante di esserci dovuti appoggiare esclusivamente sui nostri scarsi mezzi tecnici (che non comprendevano, tra l'altro, un mixer).
Attaccammo con "In The Flash-part 1" dei Pink Foyd, uno dei nostri cavalli di battaglia. Ancora adesso ricordo con un certo imbarazzo l'espressione di sgomento sul viso dei pochi anziani presenti, quando gli amplificatori cominciarono a vomitare una sequenza di suoni distorti e a volume pazzesco. Per questioni di carenze tecniche la batteria non venne amplificata, pertanto fui costretto a martellarci come un pazzo nel tentativo di sovrastare il delirio sonoro prodotto dagli altri componenti. I poveri vecchietti si aspettavano un liscio alla Casadei, o un walzerino tranquillo, o qualsiasi cosa potesse andar bene per trascinare i piedi sulla pedana da ballo con le loro sciure. Invece sparammo loro addosso uno tsunami cacofonico di suoni sovrapposti che fece tremare le dentiere e rovesciare più di un bicchiere di rosso. Molti si portarono platealmente le mani alle orecchie, altri scapparono alla massima velocità concessa dalle giunture artritiche. Suonammo l'intero nostro repertorio, che per fortuna dello sventurato uditorio copriva una ventina di minuti scarsi. Terminata l'abominevole performance, ci presentammo dal volontario che ci aveva ingaggiato e che in quel momento stava cuocendo salsicce. Qui successe l'impensabile: anziché rincarare la dose di umiliazione già rimediata sul palco, il tizio sfilò di tasca il portafogli e piazzò una centomila lire nelle mani incredule del nostro bassista. Fu l'apoteosi. Urla, abbracci, scene di gaudio da vincitori della lotteria Italia. Noi, la The No Smoking Band, guadagnavamo dei soldi grazie alla nostra arte. Ventimila ricchissime lire a cranio. Qualcuno propose di incorniciarle sotto vetro, come Paperone con la Numero uno, così da poterle ricordare con nostalgia, una volta ricchi e famosi, come il primo guadagno di una ricca carriera. Io sputtanai subito la mia parte in sigarette e miscela per il Garelli, come si conviene ad una rockstar in erba.
Il fatto che uno dei componenti originali della band oggi sia qui a scrivere cazzate su un blog invece di calcare il palco degli MTV Awards la dice lunga sul destino della formazione. Gli studi, il lavoro, le fidanzate e la vita in genere, spinsero il progetto verso un inesorabile declino. Il primo a mollare fu il tastierista S., seguito poi dal vocalist e leader M., ma a quel punto il gruppo si era ormai definitivamente sfaldato.
Oggi non rimane che qualche foto sbiadita e un pugno di "drum sticks" sbucciate a testimoniare il passaggio nel firmamento del Rock di una luminosa meteora chiamata "The No Smoking Band".
Di SuperCirio addì 30/06/2007 @ 23:56:06, in music, linkato 1045 volte)
Nel deserto vetrificato che caratterizza l'attuale panorama discografico, l'annunciata reunion dei Led Zeppelin sembra quasi un evento messianico.
A me, per dirla tutta, questi ritrovi di (neanche tanto) arzilli vecchietti scampati alle sciagure giovanili del sex&drug&rocknroll fanno un po' pena.
Un amico ultimamente mi ha scritto mail entusiaste dopo aver assistito alle date italiane dei Deep Purple (Parma) e The Who (Verona).
Io ho fatto una sola esperienza in questo senso, e mi è bastata: anni fa ebbi occasione di assistere all'unico concerto italiano dei Sex Pistols nel loro "Filthy Lucre Tour". Mai titolo fu più azzeccato per un reunion-tour. Almeno i decrepiti ex-anarchici del punk ebbero l'onestà di ammettere che l'unico obiettivo della loro ritrovata intesa era far denaro. Il lucro, appunto.
Fu una gran tristezza. Jhonny Rotten non era più il pazzo sbraitante dallo sguardo allucinato che animava anni addietro la colonna sonora della mia adolescenza, ma un miserabile rincoglionito con troppi anni -e altrettanti eccessi- ormai alle spalle, pateticamente incapace di confrontarsi con il genio trasgressivo che fu.
Bando ai rimpianti. Nonostante il piattume musicale qualche piccola "perla" si riesce ancora a scovare in giro.
E' il caso dei Calla, formazione semisconosciuta della quale consiglio l'ultimo, ottimo album "Strenght in Number". Vorrei proporne un assaggio, ma Last.fm non l'ha ancora recensito.
Di SuperCirio addì 01/06/2007 @ 22:27:31, in music, linkato 923 volte)
Ho sentito che la CBS si è comprata LAST.FM per 280 mln di dollari. Per gli appassionati di musica, soprattutto dell'universo indie e anti-mainstream, non è certo una bella notizia.
Tra l'altro la vicenda segue di pochi giorni un'altra brutta novità che ha scosso il pianeta della free music online: la chiusura di Pandora all'utenza italiana.
Potrebbe essere una fase recrudescente nell'eterna lotta tra major discografiche e musica online. Oppure la minaccia monopolistica di un'entità sovranazionale che mira al controllo della fruizione di contenuti musicali, in rete e non. O ancora qualche organizzazione paragovernativa che tramite il dominio dell'industria discografica attua oscure forme di controllo sociale.
In ogni caso, la mia resistenza attiva contro queste minacce di oscurantismo musicale non conoscerà tregua!
Visto che siamo in argomento, mi permetto di consigliare un bell'album di fresca uscita: "la seconda rivoluzione sessuale" dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Segue assaggio:
Di SuperCirio addì 02/03/2007 @ 16:03:36, in music, linkato 863 volte)
L'evento musicale dell'anno, almeno per quanto riguarda il sottoscritto, si è compiuto: è uscito il nuovo disco dei Modest Mouse dal titolo (chilometrico, come da tradizione dei MM) We Were Dead Before The Ship Even Sank.
Da quanto ho letto finora nelle web-zine del giro giusto, il nuovo lavoro di Brooks e soci non delude le aspettative dei fans, anche dei più esigenti. Come me, ad esempio.
Inutile dire quanto sto già brigando per procurarmi codesta ambita perla dell'universo indie.