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Incontri ravvicinati di qualche tipo
Di SuperCirio addì 09/01/2008 @ 21:28:18, in la dura vita del pendolare, linkato 962 volte)
Se il buongiorno si vede dal mattino allora il 2008 si prospetta, almeno sul piano professionale, come un anno di merda.
Nei primi due giorni di lavoro ho accumulato abbastanza scazzi e stress da tirarci una riserva fino a Pasqua.
Ti dicono: eh, è dura riprendere dopo le ferie!
Si, ma io ho fatto a casa 4 giorni sputati, mica son tornato dal giro del mondo in 80 giorni.

Oggi pomeriggio, mentre ero nel bagno dell'ufficio, da un interstizio della ventola Vortice è spuntato un ragno. Un ragnetto di quelli piccoli, tranquilli e pacifici, niente di ripugnante né repellente. Soltanto uno di quei cosini innocui che ogni tanto si schiacciano con indifferenza in giro per casa.
Siamo rimasti lì, senza fare niente, guardandoci negli occhi (i suoi in netto sovrannumero, i miei più grandi ed evoluti). All'inizio mi è parso ineducato che se ne stesse lì a guardare mentre pisciavo, senza usarmi la cortesia di voltare altrove la testolina irsuta. Con un gesto di stizza ho strappato il pezzetto di carta igienica con il quale lo avrei schiacciato, avvolgendolo poi come in un sudario prima di gettarlo nella tazza. Un sarcofago di cellulosa bianca che lo avrebbe accompagnato nel suo ultimo viaggio lungo scarichi e fognature di questa Milano stressata dall'ecopass.
Poi, all'improvviso, è scattata una sorta di empatia, una comunanza situazionale che si è fatta in fretta complicità.
Ho immaginato, al di là della ventolina Vortice, un minuscolo ufficio pieno di ragnetti indaffarati che corrono a destra e a manca alle prese con rogne gestionali e clienti incazzosi. Minuscoli telefoni che squillano incessanti frequenze udibili solo agli aracnidi. Direttori che sbraitano agitando le zampe nelle loro postazioni di ragnatela.
Una versione miniaturizzata e nascosta di quanto stava al di là della porta alle mie spalle, con le stesse dinamiche concitate, la medesima assurda frenesia che diventa il substrato del quotidiano, un giorno dietro l'altro. Un anno dietro l'altro. Un altro anno.

Io e il piccolo aracnide invece ce ne stavamo lì, in quell'isola di quieta e momentanea solitudine, sforzandoci di trovare una ragione per affrontare con spirito diverso un 2008 di lavoro.
Ho pensato che forse anche lui tiene incollate sulla sua minuscola scrivania le foto dei figli - ottomila per lui, molti meno per me - e le guarda, nello sconforto di certi lunedì mattina, pensando che in fin dei conti lo fa solo per loro, è per quei faccini sorridenti se sopporta un'esistenza che se ne scivola via sempre uguale, giorno dopo giorno, dietro la ventolina Vortice.

"Buon anno" gli ho detto tirando lo sciacquone. Lui mi ha risposto alzando una zampina. Mi chiedo come sia riuscita una creatura senza mani ad alzare il dito medio.