- 12 minuti ad attendere la metropolitana mentre lo speaker annuncia che il servizio, per 'cause tecniche', si interromperà alla stazione di Lotto. - 20 minuti in piazza Lotto aspettando il bus del cosiddetto "servizio automobilistico sostitutivo". Al suo arrivo scene di guerriglia tra la folla che lo assalta nel tentativo di salirci. - 35 minuti di viaggio a passo di lumaca sul bus stipato all'inverosimile, schiacciato tra una coppia di coreani puzzolenti di aglio e un'anziana signora lamentosa. - un quarto d'ora di aerosol di polveri sottili da piazza Cairoli a Duomo.
Se il 29 di febbraio dev'essere così, è una fortuna che capiti solo ogni 4 anni.
Tempo fa mi ero autoimposto di non parlare più della viabilità nella zona della nuova fiera di Rho-Pero, né della massa di miserabili che ne stanno (mal)gestendo progettazione e sviluppo.
Immerso ogni sera nel delirio del traffico caotico, riflettevo sul fatto che tutto sommato non aveva senso prendersela con i responsabili di cotanto sfacelo, quattro poveri diavoli incompetenti sui quali la natura si è gia accanita con evidente ferocia.
Anche la più grassa inettitudine deve però avere un limite, superato il quale perfino i casi umani più struggenti risultano molesti.
L'ultima e più devastante scelta di questa congrega di idioti è impossibile da spiegare a parole. Anche il più preparato degli ingegneri civili incontrerebbe difficoltà nel descrivere l'assurdo guazzabuglio di incroci, deviazioni, rimandi e collegamenti con cui quella massa di cretini sta dando il colpo di grazia alla viabilità di quella zona disgraziata.
Se è vero che un'immagine vale mille parole, allora che immagine sia. Le mille parole, tutte offensive, le riservo ai somari responsabili di questo scempio urbano.
Se il buongiorno si vede dal mattino allora il 2008 si prospetta, almeno sul piano professionale, come un anno di merda. Nei primi due giorni di lavoro ho accumulato abbastanza scazzi e stress da tirarci una riserva fino a Pasqua. Ti dicono: eh, è dura riprendere dopo le ferie! Si, ma io ho fatto a casa 4 giorni sputati, mica son tornato dal giro del mondo in 80 giorni.
Oggi pomeriggio, mentre ero nel bagno dell'ufficio, da un interstizio della ventola Vortice è spuntato un ragno. Un ragnetto di quelli piccoli, tranquilli e pacifici, niente di ripugnante né repellente. Soltanto uno di quei cosini innocui che ogni tanto si schiacciano con indifferenza in giro per casa. Siamo rimasti lì, senza fare niente, guardandoci negli occhi (i suoi in netto sovrannumero, i miei più grandi ed evoluti). All'inizio mi è parso ineducato che se ne stesse lì a guardare mentre pisciavo, senza usarmi la cortesia di voltare altrove la testolina irsuta. Con un gesto di stizza ho strappato il pezzetto di carta igienica con il quale lo avrei schiacciato, avvolgendolo poi come in un sudario prima di gettarlo nella tazza. Un sarcofago di cellulosa bianca che lo avrebbe accompagnato nel suo ultimo viaggio lungo scarichi e fognature di questa Milano stressata dall'ecopass. Poi, all'improvviso, è scattata una sorta di empatia, una comunanza situazionale che si è fatta in fretta complicità. Ho immaginato, al di là della ventolina Vortice, un minuscolo ufficio pieno di ragnetti indaffarati che corrono a destra e a manca alle prese con rogne gestionali e clienti incazzosi. Minuscoli telefoni che squillano incessanti frequenze udibili solo agli aracnidi. Direttori che sbraitano agitando le zampe nelle loro postazioni di ragnatela. Una versione miniaturizzata e nascosta di quanto stava al di là della porta alle mie spalle, con le stesse dinamiche concitate, la medesima assurda frenesia che diventa il substrato del quotidiano, un giorno dietro l'altro. Un anno dietro l'altro. Un altro anno.
Io e il piccolo aracnide invece ce ne stavamo lì, in quell'isola di quieta e momentanea solitudine, sforzandoci di trovare una ragione per affrontare con spirito diverso un 2008 di lavoro. Ho pensato che forse anche lui tiene incollate sulla sua minuscola scrivania le foto dei figli - ottomila per lui, molti meno per me - e le guarda, nello sconforto di certi lunedì mattina, pensando che in fin dei conti lo fa solo per loro, è per quei faccini sorridenti se sopporta un'esistenza che se ne scivola via sempre uguale, giorno dopo giorno, dietro la ventolina Vortice.
"Buon anno" gli ho detto tirando lo sciacquone. Lui mi ha risposto alzando una zampina. Mi chiedo come sia riuscita una creatura senza mani ad alzare il dito medio.
Allora, so di correre il rischio di ritrovarmi sotto casa orde di camionisti imbufaliti che reclamano la mia pelle per rivestirci i sedili dello Scania, però devo dire che questo sciopero degli autotrasporti mi garba assai. Potesse durare ancora qualche settimana, almeno fin dopo Natale, io ci metterei la firma, sul serio. Ho il pieno di gasolio, frigo e surgelatore son pieni, lo scatolame non mi manca. Se per continuare a godere questa stupenda tregua dallo stress del traffico natalizio devo rinunciare al pesciolino fresco sui banchi del supermarket... ebbene, si fotta il pesciolino.
Oggi il consueto tragitto casa-lavoro-casa ha richiesto 1/4 del tempo normalmente necessario. Ho risparmiato tempo e gasolio, ho abbassato i livelli di stress e i miei polmoni hanno assorbito meno pm10. Cari camionisti, per quanto mi riguarda potete starvene a letto fino alla befana. E tanti auguri pure a voi.
Beh, a Milano passeggiando dopo pranzo coi colleghi alle spalle del duomo può anche capitarti di incrociare un plotone di soldati della Wermacht armati ed equipaggiati di tutto punto...cosa c'è di strano? A me è successo proprio oggi:
E' dalle 8.30 di ieri mattina che un esercito di operai martella&trivella senza sosta sotto le finestre del mio ameno luogo di lavoro. Stanno montando il palco che ospiterà un pretenzioso Festival del Telefilm, una oscura quanto misconosciuta iniziativa del vicino cinema Apollo.
Son due giorni che picchiano e spaccano, e adesso stanno provando l'impianto audio a volume sparato. Che palle. Fortuna che almeno è arrivata qualche sgnaccherissima ragazza immagine a bazzicar l'ambiente.
La vita del pendolare, nel suo perpetuo piattume, offre ben pochi diversivi e ancor meno novità; per questo si è costretti a ricercare spunti di interesse o motivi di riflessione anche dove normalmente non c'è nulla di interessante. Io ad esempio mi diletto a studiare e classificare gli altri forzati del pendolarismo che tutti i giorni incrocio nel mio tragitto in metropolitana.
Ne descrivo di seguito quattro, pescati tra i più significativi. Cosciatonica
La signora Cosciatonica mi ricorda la moglie di Schwarzenegger nel film "True Lie", quella che impersonava la casalinga over 40 trascurata dal marito che si lascia abbindolare dalle discutibili fascinazioni di un finto agente segreto che in realtà è un miserabile guascone intenzionato a scoparsela. Di quell'attrice ha la stessa aria seriosa da lady perbene, senza grilli per la testa, tutta casa&famiglia, senza grandi attrattive a parte le bellissime e lunghe gambe. Cosciatonica ha infatti due leve ben tornite e ama mostrarle, ma lo fa con il giusto mix di discrezione e civetteria. Gonna mai sotto il ginocchio, ma neanche troppo sopra. Il resto del vestiario poco appariscente. Trucco curato e discreto. Un'aria posata e seriosa che gli occhiali dalla montatura leggera contribuiscono a sottolineare. Cosciatonica è classificata come potenziale porcona sotto ghiaccio.
Liquid Man
Liquid Man è il ritratto della sofferenza e incrociarlo sui vagoni ti lascia sempre un senso di disagio. Il fatto è che Liquid Man suda sempre, copiosamente, continuamente. Che sia estate o inverno, che il vagone sia sovraffollato o del tutto sgombro, lui è sempre penosamente indaffarato con i kleenex a detergersi il velo di sudore dalla fronte, dal collo, dalle braccia.
Sulla quarantina, in marcato sovrappeso, Liquid Man trascorre i suoi viaggi sulla linea 1 alla continua ricerca dei refoli d'aria provenienti dai finestrini, quasi dovesse morire soffocato dal debito di ossigeno da un momento all'altro. Ad ogni fermata si catapulta verso le porte aperte sventolandosi con il fazzoletto fradicio e respirando a grandi boccate.
Quando in inverno i finestrini sono serrati lui si ingegna per aprirne il più possibile, attirandosi ire e rimostranze da parte degli altri viaggiatori. Un giorno dello scorso gennaio tentò di spalancare il finestrino sopra una signora che lo prese a male parole.
Temo che Liquid Man prima o poi finirà asfissiato, oppure si scioglierà del tutto.
Pesce Rosso
Se un giorno un marziano sbarcato sulla Terra dovesse chiedermi cos'è l'irrequitezza, credo che lo porterei a conoscere Pesce Rosso. Sui 20, 25 anni, magro come un chiodo, felpa e cappellino da baseball sempre calcato in testa, Pesce Rosso è l'inquietudine fatta a persona.
I suoi viaggi sono un continuo migrare all'interno del vagone in preda a chissà quali terremoti interiori.
Entra e si siede al primo posto che trova libero, poi rimbalza subito su quello di fianco dove rimane qualche millisecondo prima di tornare sul precedente; all'improvviso schizza sull'altro lato del vagone, dove cambia sedile ancora due o tre volte; poi si alza e va sul fondo, si appoggia a un sostegno, poi a un'altro, poi alla porta, infine torna a sedersi, e via di questo passo. Qualche volta cambia anche vagone, tanto che all'inizio pensavo fosse un borseggiatore alla ricerca di vittime, ma l'ho visto spesso in preda alle sue ossessioni migratorie anche a vagoni quasi sgombri. Arrivato alla sua fermata schizza come una molla oltre le porte, rimbalza sulla parete della banchina e svanisce come una saetta su per le scale.
Un ipotetico osservatore che potesse scrutare il vagone dall'esterno avrebbe l'impressione di guardare un pesce rosso nell'acquario.
DietroTiTento DavantiTiSpavento
Si dice che in natura ogni fenomeno tenda sempre all'equilibrio, e la signorina DietroTiTento DavantiTiSpavento conferma questo dogma. Circa trent'anni, alta e bionda, DietroTiTento ha un paio di gambe e un fondoschiena che paiono torniti direttamente dalle mani di Dio nelle Celesti Officine.
Questi capolavolari della morfologia umana sono sempre coperti estate e inverno da jeans attillatissimi che ne esaltano le divine armonie.
Soltanto una volta mi è capitato di vedere DietroTiTento con indosso una gonna: una microscopica mini nera su sandalo a tacco alto... probabilmente il Paradiso è abitato da creature così.
Devo però dire che -e qui mi ricollego al discorso iniziale riguardo gli equilibri naturali- DietroTiTento contrappone alla perfezione di gambe e quarti posteriori un viso dai lineamenti scialbi e insignificanti, con qualche particolare addirittura antiestetico (ammetto comunque di averla guardata in viso non più di un paio di volte in tutti questi anni).
Vorrei far presente a tutti gli stronzi aspiranti suicidi che meditano di buttarsi sotto un treno della metro linea 1(rossa) che i treni circolano fino a tarda notte, quindi potrebbero tranquillamente evitare di rompere i coglioni alla mattina nell'ora di punta. Se proprio non possono immolarsi in orari diversi che scelgano almeno un'altra linea, magari un capolinea così la circolazione sulla tratta non ne risente.
Come ultima ratio potrei ucciderli io: con il nervoso che ho addosso, dopo oltre due ore di travaglio per arrivare al lavoro, garantisco lo stesso risultato e tipo di lesioni. scusate lo sfogo, ma 'sto vizio di bloccare la metro sta diventando una cazzo di moda!