Di seguito i deliri pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Dato un figlio in età da scuola primaria, la difficoltà nel buttarlo giù dal letto all'ora della sveglia nei giorni feriali è direttamente proporzionale all'impegno con cui il pargolo, nei giorni di festa, vi romperà le palle svegliandovi ben prima del suddetto orario.
Es: due figlie di 6 e 9 anni, frequentano rispettivamente il 1° e il 4° anno della scuola primaria; ora fissata per la sveglia in giorni feriali: 7.15. Ora in cui effettivamente si riesce a cavarle dal letto dopo grida, minacce, scoperchiamento delle coltri, etc: 7.30.
Orario medio in cui sabato e domenica le due pupe, mentre tu ancora stai dormendo, ti piombano nel letto per gridarti nelle orecchie, tirarti ginocchiate e incitare il cane a leccarti la faccia: 06.52 circa...
Succede che una fredda mattina di novembre l'onorevole di lungo corso G. Amato si sveglia, solleva un sopracciglio sugli occhi cisposi, si gratta distrattamente le chiappe indolenzite e con improvvisa lucidità prende coscienza di un fenomeno inquietante: "oibò,
codesto paese brulica di adolescenti un po' zoccole!".
Continua a rimuginarci su mentre prepara la moka e la mette sul fuoco. "Diamine -riflette-
ci son ragazzini/e che si giocano la cento euro ai dadi e fan debiti che poi ripagano a suon di marchette! Così non va bene!"
In giornata, incontrando i giornalisti, dà sfogo a tutto il suo disappunto:"la politica deve cogliere questi fenomeni!", si infervora, "Ormai la politica è diventata soltanto reazione ai fatti che accadono.
Si aspetta che accada qualcosa per poter insultare l’altro e dire che
non ha fatto abbastanza!"
Tra gli addetti qualcuno comincia a darsi di gomito; ci si chiede se non sia il caso di ricordare all'onorevole che della politica lui è -e non da poco- un elemento di spicco, addirittura un ministro dell'attuale governo. Ministro degli interni, a volere dirla tutta, quindi colui che per definizione certi fenomeni sociali dovrebbe conoscerli e contrastarli in virtù del proprio mandato.
Curioso poi che a contestare il vizio della politica di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati sia prorpio uno che la stalla l'ha chiusa in ritardo per ben due volte nel giro di un mese: prima il decreto espulsioni seguito al delitto di Tor di Quinto, poi le prese di posizione tardive seguite all'uccisione di un tifoso da parte di un poliziotto.
A soffiare sul fuoco arriva puntuale un
rapporto della Società Italiana di Pediatria che dipinge un ritratto degli adolescenti italiani da mani nei capelli.
A soli 12 anni le nostre ragazzine approcciano sesso, droghe, sballo e soprattutto un desolante vuoto di valori.
Cosa vuoi fare da grande?
La velina
Oppure?
Non lo so.
Per quanto mi riguarda in tutto ciò non ci trovo nulla di nuovo.
Gli autori dell'inchiesta fingono sopresa e sparano ovvietà: una volta, dicono, a dodici anni le ragazzine giocavano ancora con le bambole, non pensavano a rimorchiare i ragazzi in discoteca!
Vero, ma le bambole con le quali giocano le dodicenni di oggi sono le Bratz, e chiunque abbia mai visto in tv un solo episodio della loro serie animata sa che le Bratz sono bambolette un po' zoccole i cui unici interessi sono lo shopping e rimorchiare ragazzi.
Non avrebbe senso mettersi a demonizzare le Bratz, e neanche si pretende lo faccia Amato, ma se questi sono i modelli culturali con cui si confrontano le nostre adolescenti è inutile stracciarsi le vesti quando si scopre che
le discoteche di Milano sono piene di Bratz in carne e ossa.
Certamente se accettiamo che la chiave di lettura del problema stia nei modelli culturali sbagliati, nel vuoto di valori, nella colpevole assenza dei genitori, allora la mossa del Ministro Amato è ineccepibile poiché il suo ruolo prevede esclusivamente un compito di monitoraggio e allarme.
Le cause e gli eventuali rimedi -se ce ne sono- sta ad altri proporli.
E' materia da sociologi arrembanti e santoni dell'educazione nuovo modello, mica da Ministro dell'Interno.
E poi si sa che all'origine di questa deriva morale c'è l'inadeguatezza dei genitori nel loro ruolo di educatori. Sono colpevoli e pure recidivi.
Hanno rinnegato quei modelli educativi che a loro volta avevano ricevuto, e convinti di procedere in una direzione che ritenevano più giusta hanno spinto i loro figli nel deserto dei valori.
Si dice che ai ragazzi di oggi manchi la paura, e su questo sono assolutamente d'accordo.
Ma la mancanza di paura deriva dalla certezza di essere invincibili (oppure iperprotetti) nei confronti di tutto e tutti.
Perchè temere le conseguenze delle mie azioni se ho la certezza che comunque mamma e papà prenderanno in ogni caso le mie difese, sempre e incondizionatamente?
Per i genitori di oggi i figli sono sempre vittime da proteggere. Se a scuola fanno schifo è colpa dei professori che li hanno presi di mira. Se vengono bocciati è per una congiura scolastica da denunciare al TAR.
Di genitori e figli così ne circolano a frotte.
Una generazione di 'tutelati cronici' in costante anestesia genitoriale nei confronti della realtà, si rivelano poi inadatti ad affrontare le piccole e grandi difficoltà del quotidiano.
Sorpresi dalla loro stessa inadeguatezza reagiscono con la spavalderia e alla prepotenza al senso di smarrimento che li invade.
Da qui nasce la ricerca di affermazione attraverso il branco, i fenomeni come il bullismo, la "
generazione Columbine", la sessualità precoce e incosciente.
Si è sempre detto che quello del genitore è il mestiere più difficile del mondo. Il problema è che ci siamo licenziati in massa.
L'altro giorno ho avuto la sventata idea di passare in macchina davanti ad una scuola elementare della mia zona proprio durante l'orario di ingresso dei bimbi. Un macello di traffico, macchine parcheggiate ovunque sui marciapiedi con le frecce lampeggianti che sembravano i fuochi artificiali alla fiera di S. Rocco; un povero vigile urbano che si dannava per liberare le strisce pedonali dal flusso continuo di auto.
E' vero che ne son passati di annetti, ma quand'ero pulcino io a scuola ci si andava a piedi. Al massimo, nelle giornate invernali più fredde e nebbiose, c'era il pulmann del comune che dalla scuola portava in piazza, e da lì tutti a piedi, olè. E questo valeva bene o male per tutti. Chi veniva accompagnato in auto o abitava troppo fuori mano, oppure rientrava da una convalescenza ed era ancora troppo delicatino per scarpinare in pieno inverno fino a scuola.
Cos'ha cambiato queste abitudini? Tutto:
- il traffico, che è minimo quadruplicato. Già ai miei tempi un paio di sbarbatelli finirono arrotati da un'auto in corsa mentre rientravano da scuola. Figuriamoci quante ne potrebbero accadere oggi di disgrazie, con tutta quell'Avemaria di auto e pirati della strada che ci sono in giro.
- la gentaglia: 25 anni fa un romeno era un abitante della capitale in dialetto pugliese. Oggi basta che ti giri a cercar le chiavi e una banda di zingari ti soffia il pupo da sotto il naso.E chi si fida più con tutto quel che si sente in giro?
- il bullismo, un fenomeno che negli ultimi tempi è diventato un'emergenza sociale. Una volta c'era un rituale semplice e ben codificato: si "scazzava" in classe con il bulletto di turno, ci si dava appuntamento fuori per una sana baruffa, poi si faceva pace e tutto finiva lì. Oggi pare che le aule italiane siano terra di nessuno infestata da sadici armati di videofonino con cui immortalare le proprie efferatezze.
In una situazione del genere c'è da stupirsi se a scuola ci si va sotto scorta genitoriale?