Ho maturato dopo poche pagine il triste presentimento che la scrittura di Fabio Volo abbia lo stesso taglio adolescenziale di un Moccia qualunque, solo con personaggi più vecchi e tristi.
Chi ha detto che a casa in ferie, allafin fine ci si annoia? A me non succede, e in ogni caso anche la noia sarebbe cosa assai più sopportabile rispetto al senso di orrore che mi prende ogni mattina prima di entrare in ufficio. Si dice che quando non si fa niente il tempo sembra non passare mai... sarà anche così, ma a me succede l'esatto contrario.
Si dice che le ferie a settembre siano un lusso per privilegiati, un vezzo riservato ai pochi che possono permettersi di partire per le vacanze quando il resto della massa è ormai tornata alle consuete attività. Io invece la vedo un po' sfigata come faccenda, ma quest'anno va così... hasta luego!
Da qualche anno, non appena la primavera si pronuncia con i primi timidi segnali, io mi regalo una maglietta. Non è che mi compro una sola maglietta all'anno, poichè questo limiterebbe drasticamente il mio parco t-shirt, ma è ormai una consuetudine salutare il cambio di stagione facendomi una maglietta personalizzata online. In genere dopo l'acquisto il clima si mette al brutto per mesi, così la mia coolissima t-shirt nuova fiammante se ne resta a languire ancora confezionata nel cassetto delle t-shirt coolissime fino a giugno inoltrato. Fatto sta che l'altro giorno su andato su Spreadshirt.net, un sito tedesco a mio avviso tra i migliori per questo tipo di servizio, mi sono scelto una xl nera standard e ci ho piazzato sopra questo:
Occorre dire che Spreadshirt.net, prima ancora di farti uploadare l'immagine, giustamente ti rammenta le limitazioni circa l'utilizzo di materiale coperto da copyright, ma la mia naturale disposizione all'anarchia digitale mi impedisce di dare troppo peso a questo genere di cose. Dedico alla lettura dei disclaimer sul diritto d'autore lo stesso impegno cognitivo che potrei avere per un editoriale di Minzolini sul tg1, e questo la dice lunga.
Ad ogni modo ho regolarmente salassato il mio conto Paypal dell'iperbolica cifra di eur 21,50 spedizione compresa e mi sono messo in trepidante attesa dell'agognato capo, certo che il mondo sarebbe stato un posto migliore dopo averci camminato sopra con la mia nuova t-shirt addosso.
È facile a questo punto immaginare il mio sconforto quando con teutonica freddezza Spreadshirt.net mi ha comunicato via @ il respingimento del mio ordine per violazione dei termini sull'utilizzo di materiale protetto da copyright. A nulla è servito il mio tentativo di far capire a quelle teste di crucco che l'immagine è in realtà la copertina di un volume autobiografico dedicato ai Clash, pubblicato in costosissima edizione limitata e di cui possiedo un esemplare originale. I tedeschi sono così: quando dicono di no, è no. Mi hanno restituito i soldi e fine della storia.
La primavera 2010, per il momento, non ha la sua maglietta. Sarà un caso, ma c'è ancora il sole...
Chiunque abbia un minimo di passione per i videogames non potrà non apprezzare quel mastodontico capolavoro che è FALLOUT 3. Scenari immensi e gran longevità di gioco per questo rpg con una pesantissima componente d'azione; peccato per qualche deriva splatter decisamente esagerata, come se al giorno d'oggi un bel gioco non possa essere tale senza sbudellamenti e macelli vari. Inutile dire che per far "girare" a buoni livelli la grafica pressoché perfetta del gioco necessitano dotazioni hardware da paura, ma il gioco vale la candela.
Si da il caso che il bizzarro manutentore di questo blog proprio oggi sia entrato nel mesto novero degli 'anta', pertanto se qualcuno volesse alleviargli il peso di questo malinconico evento sappia che può farlo omaggiandolo della seguente pubblicazione:
Garantisco in cambio la mia totale gratitudine per i prossimi quarant'anni...
update del 02/03 h 13.30: I GOT IT!! Vista la scarsa adesione alla proposta di farmene dono in occasione del mio genetliaco, ho provveduto in prima persona all'acquisto presso la maestosa libreria Hoepli di MI centro. M'è costato un botto, ma per queste 384 pagine che raccontano la colonna sonora dei miei anni migliori ogni spesa è giustificata.
Ieri era la giornata perfetta per il rito medio borghese della castagnata autunnale. Gli elementi erano quelli giusti: clima favorevole, compagnia giusta, marmocchi belli gasati... peccato mancassero proprio le castagne. Niente è più frustrante di una castagnata senza castagne. Vai a capire perchè, quest'anno i boschi del Verbano, generalmente assai prodighi, ci hanno riservato giusto qualche riccetto striminzito.
Nonostante fossimo in buon numero, nel giro di una mattinata abbiam messo insieme si e no un paio di chili di cacchette raggrinzite e insapori. Che pena.
Troppa pioggia? Troppo poca? Colpa delle macchie solari? Dei mutui subprime? Di Berlusconi? Certo è che un autunno senza castagne è la peggior premessa per un inverno di merda...
Ieri sera ho rivisto con piacere il film "La Guerra Dei Mondi", quello con la regia di Spielberg dove Tom Cruise combatte contro orde di alieni cattivi che hanno invaso la Terra sterminando cristiani a mazzi, salvo poi finire a loro volta fulminati dal virus del raffreddore cui il loro organismo non è abituato.
Bel film, ma ho il timore che Spielberg possa aver reso un cattivo servizio all'umanità. Ipotizziamo che una razza di alieni bellicosi stia effettivamente progettando l'invasione del nostro pianeta: questo film non fa altro che metterli in guardia circa una potenziale criticità del loro progetto!
Finirà che ci ritroveremo invasi da alieni strafatti di Vicks Sinex...
Una settimana di vacanza è scivolata via alla stessa velocità del vento fresco (freddo) che soffia tra le montagne dove ho passato questi sette giorni, e che mi vedranno loro ospite (mio malgrado) anche per i prossimi sette.
Si tratta solo di resistere un'altra settimana. Posso farcela, e se gli dei del clima continueranno a sorridermi, magari insieme agli spiritelli che fanno crescere i funghi nei boschi, potrei anche godermela questa residua settimana di vacanza.
Nel caso non si fosse ancora capito, il mio livello di entusiasmo nei confronti delle vacanze in località montane è abbastanza prossimo allo zero.
Ovviamente so apprezzare la maestosità dei paesaggi, la qualità dell'aria iperossigenata e tutte le ragioni che spingono un sacco di gente a spendere le proprie ferie nelle località di montagna. Ma per quanto mi riguarda trovo che le vacanze alpine mi innalzino a dismisura i livelli di quello che io definisco "il senso dello schifo".
Non sto dicendo che la montagna faccia schifo, soltanto che, per ragioni ancora poco chiare, in montagna si concentrano una quantità di cose e situazioni che mi fanno tremare di ribrezzo.
E'un fenomeno che ritengo dovuto a due cause scatenanti: da una parte la costante e completa "immersione" in un ambiente naturale cui non sono abituato. Dall'altra una serie di ricordi ed esperienze pregresse legate alla montagna (e in parte al mio passato scout) che hanno segnato in maniera indelebile il mio rapporto con la montagna, la sua natura e le sue genti.
E'doveroso premettere che il "senso dello schifo" non è una forma di psicosi verso l'igiene, o una fobia alla Woody Allen verso germi e batteri, nei confronti dei quali provo una cauta indifferenza, almeno finchè si limitano a fare il loro sporco lavoro senza coinvolgermi troppo.
Il senso dello schifo si riferisce a fatti, situazioni o elementi concreti che, se per molti possono addirittura essere una caratteristica irrinunciabile dell'ambiente montano, a me danno letteralmente il voltastomaco.
La puzza di letame, ad esempio che da queste parti è una costante. Ovvio, ti dicono: l'allevamento del bestiame è una delle principali attività economiche di questi luoghi, e dove ci sono bestie c'è l'odore dei loro escrementi. E comunque -sostengono gli alfieri difensori delle vacanze alpine- è tutta roba naturale.
Se è per questo anche i serpenti a sonagli e i vapori di cloro sono 'cose naturali', ma a nessuno piacerebbe conviverci in continuazione.
Non ho nessun pregiudizio contro le mucche e i bovini in genere, ma l'afrore di stalla che mi assedia di continuo le narici e le "torte" di merda disseminate per ogni metro quadro di alpeggio riescono a mandarmi in bestia, stuzzicando di continuo il mio senso dello schifo.
Alcuni anni fa, in vacanza come oggi in Valle d'Aosta, durante una passeggiata nei boschi ebbi l'inaccortezza di lasciarmi tentare dalle acque fresche e cristalline di un ruscello d'alta quota. Credo di aver bevuto non più di un paio di bicchieri di quell'acqua subdola, ignaro del fatto che sugli alpeggi soprastanti intere mandrie di mucche erano indaffarate nel più classico dei passatempi bovini: produrre escrementi da riversare nei torrenti.
Ci vollero mesi prima che il mio stomaco riuscisse a neutralizzare la carica batterica introdotta grazie a quelle uniche sorsate, e furono mesi di guerra a colpi di nausea, dispepsia e grandi emissioni di gas gastrici. Ancora oggi mi rifiuto di bere acqua naturale in montagna, compresa quella dell'acquedotto comunale, se non previa bollitura o disinfezione a colpi di Idrolitina.
Un altro generatore di schifo tipicamente alpino è il fango, che in queste zone della valle d'Aosta abbonda, nerastro ed appiccicoso, in ogni periodo dell'anno.
E' normale che in una zona soggetta ad abbondanti precipitazioni sia facile che si formi del fango. Ciò che non trovo normale è l'idea di ritrovarmelo continuamente appiccicato alle scarpe, denso e colloso come bitume puzzolente.
Dalle parti di Morgex (Ao) c'è un campeggio che ho avuto la sventura di frequentare per alcuni anni, dove il fango nerastro è talmente onnipresente e disagevole da sembrare quasi dotato di un propria, malvagissima coscienza.
Me lo ritrovavo ovunque: aggrappato alle suole, nascosto negli orli, spalmato sul fondo dei calzoni. Soltanto percorrere quei pochi metri necessari a raggiungere i più vicini servizi igienici era sufficiente per ritrovarmi coperto da uno strato di mota viscida e catramosa.
Non sto a dire quali impennate subisca il mio senso dello schifo quando il fango arriva ad invadere gli spazi domestici, come ritrovarselo che cola dagli scarponi parcheggiati di fianco al letto.
Il mio odio verso il fango affonda le radici in un lontano passato da boy scout, poiché la palta è un elemento onnipresente nella giornata tipo di ogni Giovane Esploratore. Le tende canadesi affondavano nella palta; piatti e gavette ne erano sempre intrisi; le nostre divise cambiavano colore a seconda del tipo di fango che le ricopriva, e si irrigidivano come scafandri man mano che questo si seccava.
Tornando al mio angolo di val d'Aosta, sembra quasi che da queste parti ritrovarsi fango e palta in ogni interstizio sia una questione di poca importanza, un dettaglio vagamente disagevole, qualcosa con cui convivere in semi-armonia condividendo i propri spazi vitali, anche i più intimi.
Prendiamo ad esempio i rifugi di montagna: chiunque abbia esperienza di sci alpino sa quale incredibile e stomachevole strato di fango ricopre il pavimento degli Chalet di montagna, in particolare quelli a ridosso delle piste da discesa.
Centinaia di sciatori sudati vi entrano di continuo con gli scarponi ricoperti di neve. Questa, sciogliendosi, va formando immondi rivoli che si mischiano a residui di cibo, unto, sputazzi, cicche di sigaretta e l'immancabile merda di mucca, ricoprendo i pavimenti di quei luoghi disgraziati con una patina viscida e maleodorante in grado di bloccare la digestione a chiunque abbia un senso dello schifo minimamente formato.
Non sto ora ad elencare le tante situazioni capaci di trasformare le mie giornate in alta quota in una battaglia continua contro la nausea. Non sarebbe giusto nei confronti di chi mi ha permesso di alloggiare per queste due settimane in alta Valle d'Aosta, e tantomeno verso tutti coloro che amano la montagna e trovano soddisfazione ed appagamento nel trascorrere le vacanze tra i monti.
Non sarebbe inoltre corretto nei confronti di chi da queste parti ci vive tutto l'anno, anche se in più di una occasione ho potuto verificare come le facoltà cognitive di molti autoctoni siano ancora inficiate da secoli di carenza di iodio nell'alimentazione.
Tutto sommato si tratta solo di resistere ancora una sola settimana. Mi basterà un potente antiemetico e qualche buon detergente antibatterico, tutto il resto sarà solo pazienza e sopportazione.
Quando la tua scala reale (servita) finisce battuta dal full di un avversario che ha cambiato tre carte, è un segnale che la serata non è di quelle giuste. Non coglierlo, può voler dire chiudere l'ultima mano con mezza "puglia" in meno... E' il bello del poker. O il brutto della sfiga, a seconda dei punti di vista.
Come disse qualcuno, «a poker non giochi con le carte che hai in mano, ma con le persone che hai davanti». Ma se è gente sfondata nel deretano -aggiungo io- allora non ci son cazzi...
Il mio incessante peregrinare tra le suggestioni del web 2.0 mi ha da poco approdato sulle baie di Anobii. Cos'è e come funziona: Anobii è una comunità di bibliofili che recensiscono, condividono, commentano o semplicemente elencano le opere letterarie che possiedono. E' il connubio tra la substantia materica delle parole su carta e l'universo immateriale della Grande Rete. Volendo però evitare raffigurazioni roboanti, possiamo semplicemente dire che Anobii è un tool autoreferenziale che permette a chiunque di tirarsela elencando le proprie letture presenti, passate e future. E' possibile replicare la propria libreria reale scegliendo tra gli oltre 4mln di titoli già censiti nel portale, oppure inserirne di nuovi nel caso non siano in elenco. Per ogni volume è possibile indicare se lo si è già letto, lo si sta leggendo o lo si vorrebbe leggere (wish list); per ogni opera si può esprimere un voto di gradimento, lasciare commenti (anche nelle librerie altrui) suggerire percorsi di lettura.
Le funzioni del portale nel suo complesso potrebbero essere migliorate (soprattutto per quanto riguarda le modalità di ricerca delle opere) ma trattandosi di una beta version restano aperte ampie possibilità di sviluppo e miglioramento. Nel frattempo io continuo a sistemare i miei scaffali.
update del 11/01: superato brillantemente il livello 10. Certo, ho avuto una buona dose di culo nell'azzeccare l'esatta ubicazione di Libreville, nel Gabon... Però son soddisfazioni, eccheccazzo.
Ma è tutto qui 'sto 2008? Un anno di attesa, 1000 aspettative, sogni, desideri e rimpianti, e alla fine stai a vedere che mi rifilano un annaccio come tutti gli altri. Questa prima settimana del 2008 è scivolata via con la stessa distratta velocità che ha ucciso l'ultima del 2007.
Tutto è ripartito nello stesso identico scenario, salvo poche e superficiali eccezioni tipo l'ecopass morattiano. Dal primo di questo mese se vuoi entrare a Milano con un'auto scassona devi pagare. Perchè le auto scrause inquinano, e chi inquina paga. In linea di principio il discorso non fa una grinza, ma chi deve pagare, e quanto? Secondo le autorità cittadine, è possibile reperire ogni informazione sulle modalità di applicazione delle nuove norme di viabilità in un'apposita sezione del sito internet del Comune. Lunedì scorso, primo giorno di entrata in vigore dell'ecopass, il sito in questione è rimasto bloccato per l'intera giornata a causa dei troppi accessi, e ancora oggi pare non sia messo granchè bene. Mi sembra poi di aver inteso che un pass giornaliero ha un costo forfettario; in pratica una utilitaria ben mantenuta e utilizzata pagherebbe lo stesso importo di un catorcio fumoso alimentato a bitume, se risultano entrambi immatricolati nello stesso periodo. Non lo trovo corretto. Per fortuna la questione non mi tocca, anche se lavoro in centro,
poichè mi muovo coi mezzi (sfilo in auto sotto il cartello del
limite ecopass proprio all'ingresso del parcheggio della
metropolitana), però mi rendo conto che per chi ha la necessità di
muoversi in città con le 4 ruote questi nuovi limiti diventano un
calvario.
Chiuso capitolo, passiamo ad un'altra novità di questo inizio d'anno: la neve. Quanta neve. Mai vista scendere così tanta neve tutta in un botto come settimana scorsa in Valle d'Aosta. Fiocchi grossi come palle da biliardo, fitti fitti da non vedere a tre metri, giorno e notte. M'è toccato spalare per mezza mattina solo per liberare la macchina dal sarcofago bianco. In tre giorni è scesa abbastanza neve da garantire sciate fino ad aprile. Vorrei poterne conservare qualche metro cubo per seppellirci i somari che l'estate prossima, con l'arrivo dei primi caldi, cominceranno a profetizzare desertificazione e siccità.
Altra novità, se di novità si può parlare: i saldi. Ci casco ogni anno e oggi ho dato il mio contributo alla frenesia collettiva degli acquisti scontati. Completo grigio in lana, taglia 52 (l'ultimo rimasto) - euro 129,00 sconto 50% = euro 64,50 totale. Affarone, eccheccazzo.
Probabilmente il mio animo nazionalista dovrebbe insorgere davanti ad una evidente presa per il culo dell'italianità ma... è troppo lollosa per incazzarsi :)
Domenica, sulle dolci colline del Verbano, ho concretizzato il rito autunnale della castagnata. Un cerimoniale antico, di sapore campagnolo, fatto di spine nelle dita e insetti tra i capelli, sacchettate di Castanea Sativa e caviglie doloranti. Porto fieramente i segni dell'incontro con la natura, sotto forma di dito medio gonfio come un wurstel a seguito trauma distorsivo per l'impatto con un tronco caduco e maligno. La castagna esige sempre un tributo di sangue.
Contrariamente al resto del gruppo, inquadrato con diligenza -bambini inclusi- nell'attività di raccolta, il mio obiettivo dichiarato erano i funghi, per i quali si conferma ancora un volta la pessima annata.
E' forse questa, almeno per quanto mi riguarda, una delle conseguenze più tragiche dei cambiamenti climatici: l'attività micotica è ridotta a zero. Altro che scioglimento dei ghiacciai e rischio desertificazione... ragazzi, il vero rischio, se non ci diamo una mossa a ridurre le emissioni di gas serra, è dover dire addio alle tagliatelle alla boscaiola.
I blog, si sa, son terreno per gente strana. Soprattutto quella che li crea e li mantiene. Questo tizio però merita una nota a parte. E' riuscito a mettere in piedi un blog dove pubblica periodicamente sue immagini in fuga. Il concetto è semplice: il tipo (un olandese, a giudicare dalle location delle immagini pubblicate) piazza la sua fotocamera digitale per terra o su altro supporto di fortuna, imposta l'autoscatto su un tempo di 2 secondi, infine schiaccia il pulsante di scatto e corre via. Il risultato è una serie di immagini che lo ritraggono sempre di spalle nell'atto di fuggire dalla fotocamera.
Un photoblog originale anche se, alla lunga, un po' noioso.
Per inquadrare le mie vacanze estive nell'anno del signore 2007 basti considerare i due episodi accadutimi prima della partenza ed in occasione del rientro.
LA PARTENZA
Il giorno prima di partire mi han tamponato. Alle 7.00 del luminoso mattino dell'ultimo giorno di lavoro, un vigilante notturno assai anzianotto decideva di astenersi dal'azionare i freni della sua Panda d'ordinanza, lasciando che la stessa scivolasse senza ostacoli verso il didietro della mia Opel ferma ad uno stop.
Il vigilante ha ammesso senza questioni la propria colpa, attribuendo alla stanchezza la causa della sua sbadataggine poichè, diceva, era in servizio da quasi 13 ore.
Dal canto mio ho mantenuto un doveroso livello di cortesia e self control, indispensabili in simili frangenti, soprattutto quando si tratta con persone armate e in debito di sonno.
I danni erano di modesta entità, ma sufficienti a richiedere la compilazione del modulo di constatazione amichevole, del quale ovviamente né io né il vigilante possedevamo una copia. Ci siamo quindi dati appuntamento per ritrovarci nel tardo pomeriggio nello stesso punto ed espletare le formalità del caso. Alle 19.30 circa stavo già faxando all'assicurazione la mia copia del modulo sottoscritto da entrambi. Ho già un appuntamento con il perito di zona per quantificare e liquidare il risarcimento.
Tutto è bene quel che finisce bene, no? Chiaro, però quando certe cose ti capitano 24 ore prima della partenza, un pò i coglioni girano.
IL RIENTRO.
In genere il peggior timore di chi torna dalle vacanze è ritrovarsi la casa svaligiata dai ladri. Per me invece l'incubo più grande è trovare il salvavita sul quadro elettrico in posizione OFF e, di conseguenza, la casa senza corrente. Incubo che si è puntualmente materializzato quando, appena aperta la porta del box, il sensore dell'antifurto sulla parete di fronte non mi ha salutato col consueto lampeggìo rossastro. Subito ho allargato le froge annaspando l'aria per cogliere l'odore dolciastro e nauseabondo della materia organica in decomposizione, tipico di un freezer colmo di cibarie ormai scongelate da giorni. Fortuna ha voluto che la buona stella abbia guardato giù anche stavolta: la tensione mancava da non più di 12-15 ore, quindi il contenuto del congelatore, seppur completamente da buttare, almeno non camminava da solo.
Chissà che feriacce, penserà qualcuno, a giudicar da premessa ed epilogo! E invece no, dai, tutto sommato sono andate alla grande. Peccato solo sian finite, cazzarola.
Ah beh, tornare son tornato. E senza trovare casino, oltretutto. Neanche intorno a Bologna, dove in genere c'è più traffico che nel centro di Tokio.
Sette giorni di mare&sole senza mai vedere una nuvola: che sogno. Mi son riconciliato con gli dei del clima.
Si è mai visto in video qualcosa di più maranza del Grande Fratello? Può esserci di peggio dell'Isola dei Famosi?
SI: un nanetto pettinato come Dario Argento e vestito come Don Lurio che fa cose lollosissime (e per una volta non mi riferisco a Berlusconi).
Seppur funestato da croniche ristrettezze economiche e carenza di tempo libero, ho scelto di programmare l’acquisto di due prodotti editoriali di imminente pubblicazione:
collettivo Wu Ming - MANITUANA
il (credo) sesto parto letterario del collettivo statunitense Wu Ming, quelli di Q e 54. E’ una storia di viaggi e grandi spazi, guerra e amicizia, nell’America della Rivoluzione. Più che un romanzo, una autentica epopea.
Enrico Brizzi – IL PELLEGRINO DALLE BRACCIA DI INCHIOSTRO
Torna per la mitica collana Strade Blu di Mondadori uno dei miei AAA: Autori ad Acquisto Automatico. Brizzi appartiene infatti - assieme a S. Benni, D. Sedaris, R. Fortunato e altri ancora- a quel manipolo di autori per i quali non mi è necessario documentarmi o discernere critiche ufficiali per decidere l’acquisto di un'opera: basta che appaia in libreria ed è immediatamente in mio possesso. Da quanto leggo sul suo blog, in questa ultima fatica il vecchio B. ci racconta un’altra storia ‘on the road’, come già aveva fatto con perizia e dedizione nel precedente “Nessuno Lo Saprà”. Uscita in libreria prevista per la fine di aprile: I’m waiting for.
Sono ufficialmente entrato in quel particolare periodo dell'anno in cui la mia stabilità matrimoniale viene regolarmente messa a dura prova: è il momento di decidere dove passare le prossime vacanze.
E' un tema, quello delle ferie, che io e mia moglie affrontiamo partendo da posizioni contrapposte. Lei è per la linea del 'dopo un anno di lavoro, è giusto godersi meritate ferie'; io invece sostengo che 'dopo un anno di lavoro, è da stronzi girare quel poco che si è messo da parte nelle tasche di albergatori e affittuari (categorie per le quali, com'è noto, l'anno lavorativo è assai più breve del mio).
Di conseguenza anche quest'anno, come tutti gli anni all'approssimarsi della primavera, cominciano ad intensificarsi le prime schermaglie sull'argomento. Diverranno poi guerra aperta subito dopo Pasqua.
La festa della Resurrezione in genere fa da detonatore a tutte le tensioni accumulate tra il sottoscritto e la propria consorte sul tema villeggiatura. C'è un motivo: fino a qualche anno fa eravamo soliti passare fuori il weekend pasquale attaccandoci un paio di giorni di ferie finchè una volta -dev'essere stato circa cinque, sei anni fa- il viaggio di andata fu allietato da una coda per traffico intenso che ci bloccò sulla MI-BO all'altezza di Modena per quasi sei ore.
In quell'occasione giurai sull'onore di tutti i miei antenati nonché dei figli che ancora non avevo che nessuna forza al mondo mi avrebbe mai più messo in viaggio nel weekend di Pasqua.
E' così è stato, anche se l'irrevocabilità di questa decisione fornisce a mia moglie ulteriori spunti ricattatori nei miei confronti per quanto riguarda le ferie estive. "non siamo neanche andati via a Pasqua!" chiosa con aria infelice quando cerco di oppormi ai suoi folli progetti vacanzieri.
Il 2007 però ha già visto una vittoria a mio favore: il pericolo Sardegna è scampato. Sono almeno tre anni che la moglie mi perseguita con la minaccia di un costosissimo soggiorno sull'isola di berlusconia. Fortunatamente, il prezzo esorbitante dei passaggi traghetto l'ha convinta a soprassedere ancora per quest'anno. Adesso sotto tiro c'è la Toscana, probabilmente l'Argentario. Staremo a vedere.
Siamo solo alle prime battute di quello che si annuncia essere un conflitto lungo e logorante.