Di seguito tutti i deliri, in ordine cronologico...
Chi sarà mai il mandrillone ritratto nella foto mentre sfruguglia pimpante le grazie più nascoste di una giovane e bella bionda? E' lui o non è lui? Cerrrrrrrto che è LUI. Fermo restando che chiunque ha il sacrosanto diritto di ravanare tra le chiappe della/e propria/e compagna/e come e quanto gli pare, sarebbe comunque opportuno che la terza carica dello Stato ci usasse l'eleganza di non farlo in pubblico. Senza contare che per la bionda della foto il nostro eroe ha mollato moglie e figli, altro che paladino dei valori della famiglia...
Nel giro di un paio d'ore ho già letto/sentito almeno 4 volte l'opinione secondo la quale, alla luce della vittoria spagnola nella finale europea, la nostra nazionale avrebbe di che consolarsi essendo l'unica che i neocampioni hanno battuto solo grazie alla lotteria dei rigori.
E' evidente che di questi tempi il nostro calcio almeno su una cosa è imbattibile: la capacità di coprirsi di ridicolo.
Stanotte, dalle mie parti, seconda tromba d'aria nel giro di 24 ore: non male come media. Il mese di luglio si è presentato con il peggior biglietto da visita, e le previsioni per le prossime ore promettono merda a tutt'andare. E meno male che secondo alcuni questo pianeta sarebbe in pieno ciclo di desertificazione... Non so se il clima sta davvero impazzendo, ma di certo sta facendo impazzire me.
update del 02/07:
E siamo a 3... roba da meteo balcanico. Mai visto uno schifo simile in vita mia. E c'è ancora gente che ci trova del positivo perchè secondo loro "così rinfresca", e non considerano, 'sti ignoranti, che queste continue piogge notturne seguite da giornate di sole non fanno altro che innalzare ulteriormente i livelli di umidità.
 Ho la convinzione che questa stronzata delle droghe virtuali si rivelerà l'ennesima trovata sensazionalistica da nerd sfigati, ed è un peccato perchè una cosa del genere, funzionasse realmente, potrebbe decretare la fine di molti imperi criminali -mafia in primis- che sul traffico delle droghe (quelle reali) fondano il loro potere. Al di là delle problematiche sociali e dei disagi personali legati alla dipendenza da stupefacenti (reali o virtuali che siano), l'idea che un tossicodipendente possa scaricarsi da emule la dose sotto forma di file mp3, invece di passare dal pusher, deve mettere i sudori freddi ai grandi trafficanti internazionali. Cartelli della coca colombiani, mafie locali e non, coltivatori d'oppio, piccoli e grandi pusher d'ogni genere... tutti sbattuti in mezzo alla strada da qualche megabyte di mp3 scaricati da internet! Scenario interessante, ma altresì impraticabile perchè in realtà l'unico effetto che queste frequenze riescono a indurre è un po' di mal di testa. Provare per credere.
Mi è stata richiesta un'opinione sullo scandalo della Clinica Santa Rita, e ben volentieri provo a dare il mio punto di vista sulla vicenda della quale -doverosa premessa- ho una conoscenza limitata a quanto riportato dalle cronache. A chiedermelo è un amico di vecchia data che in Santa Rita ci ha lavorato e ci lavora in qualità di medico ed è totalmente estraneo ai fatti in questione. Presso la Santa Rita ci sono stato un paio di anni fa per un esamuccio clinico di routine; una sola, breve occasione, forse troppo poco per poter esprimere giudizi di merito sull'intero complesso, ma la sensazione che ho avuto è stata comunque quella di una struttura efficiente, dinamica, funzionale come ci si aspetta da una struttura privata a sanita convenzionata norditaliana. E' triste ora dover temere che un santuario del diritto alla salute all'avanguardia come la Santa Rita possa diventare lo specchio di una società incapace di competere sulla qualità dei servizi, perchè focalizzata esclusivamente sulle logiche del profitto ad ogni costo e della necessità di fare cassa al di là di ogni vincolo etico e morale. Le cronache degli ultimi anni sono disseminate di scandali sanitari, diagnosi errate, operazioni e terapie sbagliate. Ma se l'errore medico, spesso shoccante per gravità e conseguenze, rientra nel triste calderone della cosidetta "malasanità", ben più grave è l'impatto sulla pubblica coscienza di eventi speculativi perpetrati sulla pelle dei pazienti. Sbagliare una diagnosi -magari per incompetenza- è una grave misfatto, ma mercificare la sofferenza altrui per proprio tornaconto è un'abominio criminoso. Che differenza c'è tra un medico che asporta un polmone senza alcuna necessità se non quella di fare cassa, e un volgare trafficante d'organi? E' ovvio che di fronte ad abomini morali di questa portata l'opinione pubblica si senta perduta, tradita, facile preda del sensazionalismo mediatico, disposta a fare di tutta l'erba un fascio. Sono fermamente convinto che i 900 dipendenti della Clinica Santa Rita siano in stragrande maggioranza persone corrette e onesti lavoratori, costretti a subire le conseguenze della disonestà di pochi, ma è pur vero che si fatica a immaginare come questi pochi siano riusciti ad agire per anni nell'ombra, assolutamente indisturbati, nel silenzio e nell'indifferenza generale. Possibile, ci chiediamo tutti, che nessuno sapesse, nessuno vedesse, nessuno sentisse il bisogno di dire "basta" a quello schifo? Dov'erano tutti gli organi di controllo, interni ed esterni alla struttura, deputati a vigilare sulla qualità delle prestazioni? Dov'erano quegli ordini professionali dei medici che hanno preferito abdicare il proprio ruolo di garanzia nei confronti del paziente, accontendandosi di essere misurati più su parametri di esercizio (e di bilancio) che di servizi al malato? Creare un mostro solo per darlo in pasto alla pubblica indignazione non è giusto, ma la necessità di far luce fino in fondo su quanto successo alla Santa Rita è irrinunciabile. Chiarezza: al momento dovrebbe essere questa la parola d'ordine. Desiderio di far luce sugli eventi con serenità e rigore, senza sensazionalismi mediatici nè assurde cacce alle streghe. Novecento persone impegnate quotidianamente e con passione nella loro opera al servizio di chi soffre chiedono che si rispetti la loro professionalità e integrità morale, e il miglior modo per farlo è far sì che quei pochi incapaci di condividere gli stessi principi e valori vengano allontanati e paghino, loro soltanto, le colpe di questo disastro. Quanto sopra è stato anche inserito come commento nel blog della Clinica Santa Rita
C'è qualcosa di assoluto e universale nel gesto del medico curante che ti prescrive un farmaco antipertensivo. E' come uno spartiacque, un passaggio assoluto che discrimina tra ciò che sei stato e ciò che non sarai più. Fino ad un momento prima eri un giovane adulto responsabile delle sue scelte e fiducioso, nei limiti del possibile, circa le vicissitudini del tuo destino. L'attimo dopo ti ritrovi scaraventato nella bolgia decadente degli acciaccati, derelitto sciupato dalla schiavitù di una pillola destinata ad accompagnare il tuo declino con l'unico e improbo scopo di rallentarne la corsa. Dio gioca a carte con il nostro destino, il problema è che si scola litri di alcolici tra una mano e l'altra. Dott.ssa: vediamo un po' la pressione; SuperCirio: quella so già che è altina, dottoressa... Doc: vabbè vediamo (puff puff puff) 'aspita, è altina si! Le dò la pastiglia, ne prenda una già a partire da stasera. SC: le farmacie son chiuse a quest'ora. Comincio domani. Doc: se ci arriva SC: porc... faccio almeno in tempo a cenare? Doc: fossi sua moglie, aspetterei ad apparecchiare. SC: .... posso bestemmiare? DOC: in fretta!Il farmaco prescrittomi appartiene alla categoria degli ACE inibitori. Questo significa che da qualche parte all'interno del mio organismo sovrapressurizzato c'è un elemento, un processo fisiologico o uno gnomo beffardo che si chiama ACE, e la pastiglietta ha il compito di inibirne le malefatte. Le controindicazioni occupano più spazio della fedina penale di Berlusconi e in alcuni casi suscitano identica ripugnanza. Una in particolare mi allarma non poco: "calo della libido"... Ma ragazzi, stiamo scherzando?!? Piuttosto mi lascio esplodere fino all'ultima arteria...
Qualche estratto della biografia di Berlusconi pubblicata nel "Press kit" della Casa Bianca in distribuzione al G8: «Il premier italiano è stato uno dei più controversi leader nella
storia di un paese conosciuto per corruzione governativa e vizio.... «Principalmente un uomo d'affari con massicce proprietà e grande influenza nei media internazionali...» «si era messo a vendere aspirapolvere, a lavorare come cantante sulle
navi da crociera, a fare ritratti fotografici e i compiti degli altri
studenti in cambio di soldi»
Il portavoce dello staff di Bush si è affrettato a porgere le sue scuse per la (presunta) gaffe: «Ci scusiamo con l'Italia e con il primo ministro per questo errore davvero sfortunato.»
Povero Bush... è la prima volta che dice la verità e gli tocca pure smentirla.
 Sommersi dalla marea putrescente dell'attività legislativa di questo governo, persi tra un decreto salvaprocessi e le modifiche fantasma alla Robin Tax, rischiamo di tralasciare l'ultima 'chicca' del sottosegretario alla Salute Francesca Marini: abolizione della black-list di razze canine ritenute potenzialmente pericolose. Secondo questa fuoriclasse delle ordinanze idiote "non esistono cani potenzialmente pericolosi alla nascita ma proprietari di cani incapaci di allevarli..." quindi via l'ordinanza dell'allora Ministro Sirchia (fu lui il primo a istituire le liste nere dei cani aggressivi) a favore del cosidetto 'modello francese': corsi di formazione per chi acquista cuccioli di cani feroci. Si, corsi di formazione, in Italia...ma questa dove vive? Nel paese dove ogni patente o autorizzazione si compra al mercato, lei se ne esce con questa idea romantica di imporre a certa gente l'educazione del proprio cane. La signora forse dimentica che cani simili sono in genere i preferiti da persone ignoranti che nell'animale cercano proprio l'aggressività, disposti a stimolarla in ogni modo per potersene vantare come burini. Gentaglia che avrebbe molto più bisogno di educazione dei loro cani. Per fortuna c'è chi la pensa diversamente, come il senatore Fluttero (stesso schieramento della Martini) che vorrebbe proporre un ddl per vietare l'allevamento e la vendita dei cani feroci, e imporre la sterilizzazione a quelli già in circolazione. Io proporrei di sterilizzare anche la Martini, giusto per stare tranquilli.
Appello a tutte le ragazze in procinto di partire per le ferie: piuttosto che andare all'estero a fare le sgallettate con un uruguayano ubriaco soprannominato "il grasso" e poco avvezzo alla galanteria, provate prima a fare un salto da me: vi faccio trovare i mojito già pronti, risparmiate un sacco di soldi sul viaggio e il ritorno a casa è garantito...
Basandomi su esperienze dirette ed attuali, ho formulato una tesi inattaccabile relativamente alle dinamiche aziendali:
"Minore è il tempo che ti separa dalla partenza per le ferie, maggiore è la massa di rogne urgenti che i colleghi ti calano tra le corna."
Il tutto empiricamente sperimentato.
p.s. ebbene si, me ne vado una settimana al mare, eccheccazzo.
qualche veloce considerazione da (e per) questa bella isla de Baleares: - la Spagna giustifica alla grande il superamento del pil nei nostri confronti; i prezzi sono 'umani', i consumi volano e la gente se la gode. Del resto non hanno mica Berlusconi, loro...
- 1 euro per dieci minuti di navigazione in internet e' un furto, quasi
peggio dei costi dell'ADSL Telecom. Senza contare che con questa cazzo
di tastiera in espanol non ci si capisce 'na fava;
- per una volta gli dei del (mal)tempo non mi hanno perseguitato anche se non mi faccio illusioni;
- La Paella continua a farmi cagare, anche qui nella sua patria. In
compenso la Sangria non la avvelenano con il gin come fanno nei locali
di Milano, e anche la "Pomada" non è male; inoltre i minorchini hanno il culto delle caramelle gommose
(meglio se ricche di grassi idrogenati) e questo me li rende simpatici.
- sulle spiagge di Minorca non c'è un marocchino neanche a cercarlo, a
conferma delle voci secondo le quali in Spagna sparano ai barconi di
immigrati appena varcano le acque territoriali. Poi però in sede
europea si permettono di bollare come razzista il decreto legge
italiano sul reato di immigrazione clandestina, 'sti stronzi...
- le minorchine ignorano le moderne tecniche di accrescimento del seno e vanno fiere delle loro taglie seconde scarse (ma sincere).
alla prox, stay tuned
Chi avesse l'occasione di passare in questi giorni davanti al Duomo di Milano potrà notare, a lato del portone sinistro, una distesa di bottigliette d'acqua di varia foggia e natura. Rappresentano una forma di solidarietà che cittadini e passanti hanno voluto dimostrare nei confronti del caso di Eluana Englaro, la ragazza in coma da 16 anni a causa di un incidente d'auto. Quelle centinaia di bottigliette sono una forma simbolica di protesta da parte di chi si oppone alla sentenza della corte d'appello di Milano la quale ha accolto l'istanza del padre della ragazza che da anni chiede che venga sospesa l'alimentazione e l'idratazione forzata alla figlia. Anche Giuliano Ferrara, in rappresentanza del suo Movimento per la Vita, ha voluto lasciare una bottiglietta per testimoniare la sua contrarietà alla sentenza. Acqua per Eluana, e poi tantissimi messaggi: foglietti di carta, ritagli di giornale, frasi e pensieri su bigliettini appiccicati alla parete da chi si appella al principio della sacralità della vita, anche quando è solo una pseudo-esistenza. Ma tra quelle centinaia di bigliettini ce n'era uno che, a mio avviso, nell'essenzialità di una semplice domanda riassume lo sgomento con cui ognuno di noi è costretto a fare i conti davanti al caso di Eluana, al di là di ogni criterio etico, principio morale o dogma religioso: "...E SE FOSSE CAPITATO A VOI?"
Ecco, appunto. Pensateci, cari portatori d'acqua e di princìpi assoluti, ed eventualmente non abbiate timore né vergogna nell'andarvi a riprendere la vostra bottiglietta.
p.s. considerazione sdrammatizzante: nel caso di Giuliano Ferrara ovviamente la questione neanche si pone in quanto le sue scorte idro-lipidiche gli permetterebbero una lunga permanenza in stato vegetativo senza la necessità di alimentazione forzata.
 Quando la tua scala reale (servita) finisce battuta dal full di un avversario che ha cambiato tre carte, è un segnale che la serata non è di quelle giuste. Non coglierlo, può voler dire chiudere l'ultima mano con mezza "puglia" in meno... E' il bello del poker. O il brutto della sfiga, a seconda dei punti di vista. Come disse qualcuno, «a poker non giochi con le carte che hai in mano, ma con le persone che hai davanti». Ma se è gente sfondata nel deretano -aggiungo io- allora non ci son cazzi...
Autostrada Courmayeur-Aosta, ore 21.00 di ieri. A 6 km circa dalla barriera di Aosta scuoto di colpo mia moglie, già mezza intorpidita di sonno: "oh, ma dove cazzo va questo?!" le/mi chiedo indicando una Fiat Panda color argento che viaggia sulla corsia di sorpasso in direzione opposta alla mia. "Ma è in contromano!!" grida lei dopo un attimo di sorpresa, mentre la Panda ci sfila di lato e sparisce alle spalle. "Oibò, o è in contromano lui, o lo sono io, e io sono certo di viaggiare giusto" dico scrutando il nostro potenziale e mancato assassino mentre rimpicciolisce nel retrovisore. "Chiama i Carabinieri!" grida la moglie ormai decisamente risvegliata "il 113!" "lascia perdere il 113, che l'ho chiamato tre volte in vita mia e guarda caso sempre da questa stramaledetta valle d'Aosta. Penseranno che sono un mitomane..." "Allora fermiamoci al casello e avvisiamo qualcuno" "C'abbiamo il Telepass, se lo saltiamo entrando poi è un casino uscire." "qualcuno dobbiamo avvisare, quello stronzo va a finire che ammazza qualcuno!" "ho il numero dell'Aci sul cellulare, prendilo e chiama" . . . "dice che il numero è inesistente" "E ti pareva. Anni che mi occupa memoria per niente, e l'unica volta che lo uso è pure sbagliato" "cosa facciamo?" "E cosa vuoi fare? Con tutto il traffico che c'è su 'sta maledetta autostrada, vuoi che non ci abbia già pensato qualcuno? Possibile che siamo gli unici utenti della A5 dotati di senso civico" "Eddai, chiamiamo il 113" insiste lei. "lascia perdere" suggerisco indicando i lampeggianti blu lanciati come missili sulle corsie opposte, "ci stanno già lavorando"...
Morale della storia: la tua guida può essere cauta e previdente quanto vuoi, ma ci sarà sempre uno stronzo su una Panda grigia a ricordarti che tutta la prudenza di questo mondo potrebbe non bastare...
Quando arrivi a divorare 40 Goleador in neanche mezz'ora(*), capisci che la fine (o quanto meno il diabete) si avvicina senza scampo. Sono schiavo delle Goleador. Forse contengono un alcaloide che dà dipendenza, o una nuova molecola che inibisce ogni forma di resistenza fisica e morale, o uno spiritello malvagio che si incista nel cranio e zufola "ancora... ne vuoi ancora" sui miei gangli nervosi.
Stravedo per le classiche alla liquirizia, seguite da quelle al gusto Cola e per ultimo il 'Tuttifrutti': la Santissima Trinità dell'universo dolciario.
La dinamica del mio rapporto con le Goleador si basa su regole precise:
acquisto: 50% liquirizia 25% Cola 25% Tuttifrutti
Consumo: 2 Liquirizia --> 1 Cola --> 1 Liquirizia --> 1 Tuttifrutti --> (repeat)
Nonostante l'ampio consumo che ne faccio, ho una conoscenza abbastanza superficiale degli ingredienti contenuti nelle caramelle Goleador, sebbene possa immaginare vi sia una notevole quantità di grassi idrogenati e di maledettissimo zucchero. A proposito, perchè cavolo non producono le Goleador sugarfree? Sarebbe la più grande conquista dell'umanità dopo quella della Luna.
(*)Il mio record attuale è di una scatola (400 caramelle) in poco meno di una settimana. Non credo sia possibile andare oltre senza serie ripercussioni sulla salute.
Credo sia arrivato il momento di tornare a spalare merda su quella massa di ritardati mentali che si sta occupando del rifacimento viabilistico nell'area della nuova fiera di Rho-Pero. A quasi cinque anni dall'inizio dall'inizio dei lavori ritengo sia doveroso riconoscere la giusta dose di insulti a tutte quelle bestie, di qualsiasi rango e ruolo, che hanno avuto ed hanno tutt'ora la responsabilità di cotanto sfacelo.
Cinque anni: 1800 giorni di code, intasamenti, ingorghi, imbottigliamenti assurdi e la speranza, sempre frustrata, che prima o poi questo calvario possa finire. E invece no: ogni volta ti illudi che la situazione stia un poco migliorando, o semplicemente cominci ad abituarti all'ultima carognata, ed ecco che gli inetti se ne inventano una nuova per aggravare il disagio. Ogni giorno, mentre attraverso in compagnia di migliaia di altri dannati quel delirio d'asfalto, ripenso alla tracotanza con cui oltre due anni fa il molto poco onorevole Berluska, in pieno orgasmo propagandistico pre-elettorale, inaugurò in pompa magna il nuovo polo fieristico spacciandolo come una delle grandi opere completate sotto il suo governo. Completata UN CAZZO, caro Berluska: se questi sono i tempi delle tue grandi opere, allora con il ponte di Messina la mafia avrà da mangiare per almeno due secoli...
(da www.repubblica.it del 01/08/2008)Pesce a profondità record Catturato a una profondità di 2.300 metri, è stato portato in superficie in una cabina pressurizzata.- - - - Prime dichiarazioni dell'animale appena giunto in superficie: "tutto 'sto sforzo per rompere i coglioni proprio a me?"
 A quanto pare questi due ceffi non scherzavano per niente: in piazza Duomo a Milano sono arrivati i militari. Il fatto è che a vederli così, in giro a zonzo per la piazza, sembrano più dei fantaccini in libera uscita che non uno dei pilastri del patto per la sicurezza...
Reyhan Sahin, 28 anni, tedesca di origini turche, è una cantante rap famosa in Germania con il nome d'arte di Lady Bitch Ray. E' una interprete di porno-rap (genere che sostiene di aver inventato) ed ha un recente passato cinematografico grazie ad una parte in un film che è stato in concorso all'ultimo festival di Berlino. Pare che Lady Bitch Ray abbia il lessico più sboccato e volgare dell'emisfero boreale, adora le oscenità e i vestiti da viados, e manda in visibilio il pubblico ai suoi concerti scratchando sui vinili con le tette. Grazie a queste ed altre brillanti performance sullo stesso genere, Lady Bitch ray ha guadagnato fama (e denaro) ed è di prossima pubblicazione il suo primo album con una major discografica.
Anch'io conosco un tipo dalle mie parti che si esprime esclusivamente a bestemmie, si tocca in continuazione il pacco e sa suonare "bella ciao" spernacchiando con la mano sotto l'ascella, però non mi risulta che nessuna major gli abbia mai fatto proposte di contratto.
 Esattamente 51 anni fa, in una casa al civico 5421 di Auckland Ave, North Hollywood, moriva il grande (in tutti i sensi) Oliver "Babe" Hardy. Una prece.
Certo, sarebbe anche doveroso rammentare che ieri ricorrevano i 63 anni trascorsi da un ben più tragico evento, ma la scarsa serietà di questo blog poco si adatta alla commemorazione di fatti storici di grande drammaticità.
Nel tardo pomeriggio di ieri, mentre guidavo verso casa sotto un nubifragio biblico, cercavo di immaginare come potrebbe svolgersi l'esistenza di quelle popolazioni che abitano territori soggetti ai climi monsonici, condannate ogni anno a subire per settimane la rabbia degli elementi e il disagio di alluvioni ed allagamenti costanti. Ad un certo punto mi sono ritrovato immerso in una pozzanghera grande quanto un campo da tennis, con l'acqua che arrivava alle portiere ed un gran fetore tutt'intorno: non era soltanto acqua piovana quella che stavo guadando, bensì un enorme e mefitico rigurgito di fogna. Un angolo di Calcutta monsonica in pieno hinterland milanese, ed io ci stavo letteralmente immerso dentro. Quando si dice l'empatia...
In questo periodo il centro di Milano ha l'aria di un'ipermercato all'ora di chiusura (din don... si avvisa la gentile clientela che il punto vendita è in chiusura. Si prega pertanto di avvicinarsi alle casse, grazie. din don...).
I militari voluti dal ministro Maroni gironzolano a bordo delle loro jeep eurozero (con tanti saluti all'ecopass e a chi lo paga) facendosi strada fra mandrie di giapponesi sprizzanti flash dalle loro macchinette digitali. In galleria l'immancabile coppia di sposi asiatici in abito da cerimonia (bianco per entrambi, solo che lui sembra il pianista del Maurizio Costanzo Show) si trascina davanti alle vetrine chiedendosi quanto ne sia valsa la pena di fare tremila chilometri per venire a giurarsi amore eterno in una Milano sudata e semideserta. I megaschermi davanti a palazzo reale dicono che tra pochi minuti inizierà Pechino 2008, mentre la stanchezza mi ricorda che tra poche ore inizieranno le mie ferie: entrambe le cose mi lasciano un certo distacco...
Mi disorienterò (più di quanto già non sia) per le prossime due settimane. Nel frattempo date da mangiare ai pesci e bagnate i fiori, ma ricordatevi soprattutto che l'estate è già finita.
Una settimana di vacanza è scivolata via alla stessa velocità del vento fresco (freddo) che soffia tra le montagne dove ho passato questi sette giorni, e che mi vedranno loro ospite (mio malgrado) anche per i prossimi sette.
Si tratta solo di resistere un'altra settimana. Posso farcela, e se gli dei del clima continueranno a sorridermi, magari insieme agli spiritelli che fanno crescere i funghi nei boschi, potrei anche godermela questa residua settimana di vacanza.
Nel caso non si fosse ancora capito, il mio livello di entusiasmo nei confronti delle vacanze in località montane è abbastanza prossimo allo zero.
Ovviamente so apprezzare la maestosità dei paesaggi, la qualità dell'aria iperossigenata e tutte le ragioni che spingono un sacco di gente a spendere le proprie ferie nelle località di montagna. Ma per quanto mi riguarda trovo che le vacanze alpine mi innalzino a dismisura i livelli di quello che io definisco "il senso dello schifo".
Non sto dicendo che la montagna faccia schifo, soltanto che, per ragioni ancora poco chiare, in montagna si concentrano una quantità di cose e situazioni che mi fanno tremare di ribrezzo.
E'un fenomeno che ritengo dovuto a due cause scatenanti: da una parte la costante e completa "immersione" in un ambiente naturale cui non sono abituato. Dall'altra una serie di ricordi ed esperienze pregresse legate alla montagna (e in parte al mio passato scout) che hanno segnato in maniera indelebile il mio rapporto con la montagna, la sua natura e le sue genti.
E'doveroso premettere che il "senso dello schifo" non è una forma di psicosi verso l'igiene, o una fobia alla Woody Allen verso germi e batteri, nei confronti dei quali provo una cauta indifferenza, almeno finchè si limitano a fare il loro sporco lavoro senza coinvolgermi troppo.
Il senso dello schifo si riferisce a fatti, situazioni o elementi concreti che, se per molti possono addirittura essere una caratteristica irrinunciabile dell'ambiente montano, a me danno letteralmente il voltastomaco.
La puzza di letame, ad esempio che da queste parti è una costante. Ovvio, ti dicono: l'allevamento del bestiame è una delle principali attività economiche di questi luoghi, e dove ci sono bestie c'è l'odore dei loro escrementi. E comunque -sostengono gli alfieri difensori delle vacanze alpine- è tutta roba naturale.
Se è per questo anche i serpenti a sonagli e i vapori di cloro sono 'cose naturali', ma a nessuno piacerebbe conviverci in continuazione.
Non ho nessun pregiudizio contro le mucche e i bovini in genere, ma l'afrore di stalla che mi assedia di continuo le narici e le "torte" di merda disseminate per ogni metro quadro di alpeggio riescono a mandarmi in bestia, stuzzicando di continuo il mio senso dello schifo.
Alcuni anni fa, in vacanza come oggi in Valle d'Aosta, durante una passeggiata nei boschi ebbi l'inaccortezza di lasciarmi tentare dalle acque fresche e cristalline di un ruscello d'alta quota. Credo di aver bevuto non più di un paio di bicchieri di quell'acqua subdola, ignaro del fatto che sugli alpeggi soprastanti intere mandrie di mucche erano indaffarate nel più classico dei passatempi bovini: produrre escrementi da riversare nei torrenti.
Ci vollero mesi prima che il mio stomaco riuscisse a neutralizzare la carica batterica introdotta grazie a quelle uniche sorsate, e furono mesi di guerra a colpi di nausea, dispepsia e grandi emissioni di gas gastrici. Ancora oggi mi rifiuto di bere acqua naturale in montagna, compresa quella dell'acquedotto comunale, se non previa bollitura o disinfezione a colpi di Idrolitina.
Un altro generatore di schifo tipicamente alpino è il fango, che in queste zone della valle d'Aosta abbonda, nerastro ed appiccicoso, in ogni periodo dell'anno.
E' normale che in una zona soggetta ad abbondanti precipitazioni sia facile che si formi del fango. Ciò che non trovo normale è l'idea di ritrovarmelo continuamente appiccicato alle scarpe, denso e colloso come bitume puzzolente.
Dalle parti di Morgex (Ao) c'è un campeggio che ho avuto la sventura di frequentare per alcuni anni, dove il fango nerastro è talmente onnipresente e disagevole da sembrare quasi dotato di un propria, malvagissima coscienza.
Me lo ritrovavo ovunque: aggrappato alle suole, nascosto negli orli, spalmato sul fondo dei calzoni. Soltanto percorrere quei pochi metri necessari a raggiungere i più vicini servizi igienici era sufficiente per ritrovarmi coperto da uno strato di mota viscida e catramosa.
Non sto a dire quali impennate subisca il mio senso dello schifo quando il fango arriva ad invadere gli spazi domestici, come ritrovarselo che cola dagli scarponi parcheggiati di fianco al letto.
Il mio odio verso il fango affonda le radici in un lontano passato da boy scout, poiché la palta è un elemento onnipresente nella giornata tipo di ogni Giovane Esploratore. Le tende canadesi affondavano nella palta; piatti e gavette ne erano sempre intrisi; le nostre divise cambiavano colore a seconda del tipo di fango che le ricopriva, e si irrigidivano come scafandri man mano che questo si seccava.
Tornando al mio angolo di val d'Aosta, sembra quasi che da queste parti ritrovarsi fango e palta in ogni interstizio sia una questione di poca importanza, un dettaglio vagamente disagevole, qualcosa con cui convivere in semi-armonia condividendo i propri spazi vitali, anche i più intimi.
Prendiamo ad esempio i rifugi di montagna: chiunque abbia esperienza di sci alpino sa quale incredibile e stomachevole strato di fango ricopre il pavimento degli Chalet di montagna, in particolare quelli a ridosso delle piste da discesa.
Centinaia di sciatori sudati vi entrano di continuo con gli scarponi ricoperti di neve. Questa, sciogliendosi, va formando immondi rivoli che si mischiano a residui di cibo, unto, sputazzi, cicche di sigaretta e l'immancabile merda di mucca, ricoprendo i pavimenti di quei luoghi disgraziati con una patina viscida e maleodorante in grado di bloccare la digestione a chiunque abbia un senso dello schifo minimamente formato.
Non sto ora ad elencare le tante situazioni capaci di trasformare le mie giornate in alta quota in una battaglia continua contro la nausea. Non sarebbe giusto nei confronti di chi mi ha permesso di alloggiare per queste due settimane in alta Valle d'Aosta, e tantomeno verso tutti coloro che amano la montagna e trovano soddisfazione ed appagamento nel trascorrere le vacanze tra i monti.
Non sarebbe inoltre corretto nei confronti di chi da queste parti ci vive tutto l'anno, anche se in più di una occasione ho potuto verificare come le facoltà cognitive di molti autoctoni siano ancora inficiate da secoli di carenza di iodio nell'alimentazione.
Tutto sommato si tratta solo di resistere ancora una sola settimana. Mi basterà un potente antiemetico e qualche buon detergente antibatterico, tutto il resto sarà solo pazienza e sopportazione.
Si sbaglia di grosso chi mi accusa di aver poca stima e rispetto nei confronti di mia suocera.
Al contrario, sono convinto che quella santa donna abbia la facoltà di saper instillare in chiunque la circondi una grandissima fiducia nell'avvenire.
Del resto, se una simile rincoglionita è riuscita a raggiungere indenne e in buona salute la soglia dei settant'anni, allora chiunque ha diritto ad una speranza nel proprio futuro.
Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinario a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario, deve essere strutturazione assolutamente personale alle nostre convinzioni. Herman Hesse
Il rientro dalle ferie ti uccide bombardandoti con mille piccoli particolari. Come il doverti rimettere la camicia. Dopo giorni passati infilato in t-shirt e polo d'ogni foggia e colore, facili cotoni riscoperti dopo mesi di sonno negli angoli meno esplorati del tuo armadio, ti tocca tornare alle camicie: rigide, inamidate, abbottonate fino al colletto. E la cravatta sopra, bella stretta, per non dimenticare che alla fine siamo tutti presi per il collo. Le scarpe, il traffico, il telefonino sempre acceso, le facce dei colleghi, il caffè alle macchinette... Ma alla fine ciò che uccide veramente è la consapevolezza che queste migliaia di proiettili continueranno a centrarti in pieno, precisi e letali, giorno dopo giorno, ancora un altro anno. Puoi nasconderti dove vuoi, ma ti ritrovi sempre sulla linea di tiro. Bum bum, bang bang.. lie down you're death
Al giorno d'oggi per essere un bravo musicista non serve saper suonare; basta smanettare con la giusta perizia Adobe Premier*
* software assai ganzo per il montaggio di video digitali
"Guarda qui", dice la Mujieres sventolando la cartolina gialla appena ripescata dalla cassetta delle lettere. "Cazzo è?" "Un avviso di mancata consegna. C'è una raccomandata a tuo nome da ritirare. Sarà una multa", considera lei pregustando la possibilità che mi stia capitando, per una volta, ciò che a lei capita regolarmente: beccarsi una contravvenzione.
"Sarà la Rai..." valuto io, rievocando mentalmente una vecchia questione ancora aperta con la tv di stato circa il canone di qualche anno fa. "Lascia lì, che prima o poi passo a ritirare."
Lunedì mattina. Acchiappo la cartolina, inforco la bici e punto deciso gli uffici PT del borgo natìo. Entro e mi avvio deciso a staccare il numerino del turno. P078. Il tabellone marca P065. Mi siedo paziente. Dopo ben tre quarti d'ora, ravvivati oltretutto da una discussione per questioni di turno (secondo l'addetta il tabellone contaturni era "andato avanti da solo") con un'antipatica nanetta abbronzata, arrivo a sventolare la cartolina gialla sotto il naso dellimpiegata. Un paio di minuti di ricerca e quella mi porge la misteriosa missiva e il modulo da firmare per ricevuta. Punto l'uscita mentre squarto la busta tatuata di timbri e francobolli. Mi rincuora il fatto che la busta sia bianca e non verde come lo sono in genere le notifiche di contravvenzione delle quali la mujieres fa collezione.
A scrivermi, guarda un po', è proprio l'ente Poste. Un oscuro responsabile del servizio qualità delle Poste Italiane, dipartimento Milano Nord-Ovest, desidera rispondere al reclamo da me inoltrato nel maggio scorso tramite il loro sito web per lamentare disservizi nella consegna della corrispondenza nella mia zona. In effetti qualche mese fa, esasperato dai ritardi a liv ello di terzo mondo con cui ancora adesso viene consegnata la corrispondenza nella mia zona, avevo inoltrato un reclamo alle Poste tramite un'apposita sezione del loro sito, convinto che la segnalazione avrebbe comunque fatto la fine di tutta la posta a me destinata: dispersa nell'oblio.
Gentile invece da parte loro aver dato corso alla faccenda -seppur con vaghe rassicurazioni di circostanza in merito a presunte verifiche e potenziamento delle strutture- ma avrebbero potuto tranquillamente rifilarmi le medesime panzane con lo stesso mezzo con cui io le avevo sollecitate: un semplice messaggio email.
Capisco che per l'Ente Poste spedire una raccomandata può non essere un costo, ma se quel solerte Responsabile della Qualità mi avesse scritto le stesse cose tramite una semplice mail, avrebbe risparmiato:
- tre mesi di tempo a tutta la faccenda; - un viaggio a vuoto al postino che non mi ha trovato in casa per la consegna della raccomandata (da queste parti, come dicevo, il postino già si fa vedere poco, se poi gli tocca pure viaggiare a vuoto...) - un talloncino giallo di mancato recapito; - una pedalata mattutina di tre Km (al sottoscritto) - 45 minuti di coda, oltre ad una discussione per il turno (sempre al sottoscritto).
Al di là di tutto mi pare comunque doveroso ringraziare le Poste Italiane per l'interessamento mostrato al mio caso. Grazie, veramente. E' bello, per una volta, sapere di non essere il solito anonimo cittadino-utente al quale si chiede solo di pagare, tacere e pagare per un servizio scadente o che non avrà del tutto, e senza alcuna possibilità di far valere i propri diritti. Grazie, questo è ciò che si definisce efficienza orientata al servizio. Tutta questa considerazione nei miei confronti fa passare in secondo piano il fatto che tra la posta di ieri ci fosse un biglietto di auguri di Buon Natale e felice 2008...
Oggi ho scoperto quasi per caso che la musica dello spot di Banca Mediolanum (quello con Ennio faccia-di-plastica Doris che disegna i cerchietti col bastone) è un brano del Dave Brubeck Quartet, e che lo stesso se ne stava ben nascosto, chissà da quanto tempo, in un angolino di memoria del mio player mp3. Questo sta a dimostrare quanto sia sconfinata la mia ignoranza nel campo della musica jazz, al pari della confusione digitale che regna sul mio player. D'altronde son cresciuto a pane & Clash, i miei orizzonti sonori avevano un'altra luce. Però so impormi una disciplina anche nelle scelte musicali. Mi si riconosca almeno questo, oltre al merito di aver scovato questo clip meravigliosamente vintage del pezzo in questione.
 Ma quale gotha di geniacci amministra l'universo del calcio in Italia? Mesi e mesi a tirarsi pipponi sul dubbio trasferte si/trasferte no, poi basta un Roma-Napoli qualunque per gettare scompiglio e vederli correre tutti a casaccio come galline davanti ai coyote. Roma-Napoli era ed è sempre stata una partita a rischio, e non era certo necessario un pomposo Osservatorio Nazionale per stabilirlo: sarebbe bastato un po' di buon senso e la giusta dose di fermezza istituzionale. L'apertura di credito dell'Osservatorio nei confronti delle tifoserie romaniste e napoletane è stato un errore le cui conseguenze sono davanti agli occhi di tutti, anche di coloro che adesso si stracciano le vesti invocando l'ennesimo giro di vite. Nello stadio di Napoli si lanciano i lavandini (tralasciamo ogni confronto coi motorini di Milano), a Roma volano coltellate come mosche, e sono decenni che è così. Queste sono situazioni ben note ed è inutile nascondersi dietro gli errori di un questore. Senz'altro delle leggerezze ci sono state, ma è ora di accettare l'idea che certe partite non possano essere disputate che a porte chiuse, o su campi neutri. Almeno finchè non ci sarà piena consapevolezza da parte di tutti i protagonisti delle domeniche calcistiche (tifoserie organizzate, società, forze dell'ordine e organismi sportivi) che la misura è colma e si metteranno finalmente in atto tutti quei provvedimenti, magari impopolari ed economicamente dolorosi per alcuni, che possano finalmente mettere un limite serio a quello schifo che qualcuno insiste nel definire tifo.
 Mah, devo dire che mi aspettavo qualcosina di più da questo Chrome, non foss'altro per la convinzione che se Google ha deciso di fare il terzo contendente nell'eterna guerra dei browser tra Mozilla e Microsoft, probabilmente è perchè riteneva di avere in mano l'arma finale. Invece finora in quanto ad armi segrete Chrome sembra averne meno dell'Iraq di Saddam. Si, è funzionale, essenziale come si conviene ad un'applicazione dell'universo Google, ma gli manca quel qualcosa in più indispensabile per farne una vera killer Application (mi sorprende che non sia stato previsto un 'plugin market' in stile Firefox). Credo che le versioni più aggiornate degli strumenti di navigazione attuali abbiano già raggiunto i livelli di funzionalità ottimali rispetto ai contenuti disponibili sul web, ed è proprio su questi che si dovrebbe concentrare ogni sforzo di sviluppo e innovazione. Un altro browser che si accapiglia per un pugno di utenti in più è proprio l'ultima cosa di cui la Rete aveva bisogno.
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